Zaini, sogni e desideri: il viaggio verso Roma degli adolescenti per il Giubileo

Hanno nello zaino il sacco a pelo e gli effetti personali. In mano, lo smartphone per scattare foto e postarle. Nel cuore, invece, portano la voglia di rimettersi in gioco, oltrepassare i limiti della propria comfort zone, rigettare i luoghi comuni che spesso ingiustamente li sminuiscono e il desiderio di compiere un sacrificio.
Un sacrificio non inteso come semplice sforzo o rinuncia, ma – fedelmente all’etimologia del termine – come atto di rendere sacro ogni istante del cammino intrapreso.

Sono i giovani e giovanissimi tra i 12 e i 16 anni partiti la sera del 24 aprile in pullman da Catanzaro, alla volta di Roma per partecipare al Giubileo degli Adolescenti.

Un pellegrinaggio che, con la morte di Papa Francesco, ha inevitabilmente cambiato volto, trasformandosi in un cammino esclusivamente di preghiera.

«Siamo un po’ disorientati e attoniti, ma vogliamo celebrare la bellezza della vita perché siamo sicuri che a Papa Francesco avrebbe fatto piacere», ripetono le ragazze e i ragazzi, mescolati alle centinaia di migliaia di fedeli, cardinali, teste coronate e capi di Stato giunti nella Capitale per dare l’ultimo saluto al Santo Padre.

Mossi dal desiderio di esserci, stimolati dal melting pot che occasioni di tale portata assicurano, desiderosi di iniettare antidoti di speranza tra le pieghe della realtà contemporanea, gli adolescenti della Chiesa che è in Catanzaro-Squillace si sono messi in fila fuori dalla Basilica di San Pietro per sostare davanti alla salma di Francesco, raggiungere la chiesa dei “Santi Pietro e Paolo” per la preghiera della Via Lucis, partecipare alle esequie del Pontefice e alla seconda Messa dei Novendiali, presieduta dal cardinale Pietro Parolin.

È stato proprio Parolin, durante l’omelia, a esortare gli adolescenti a non abbassare mai la soglia dell’attenzione davanti alle sfide contemporanee dell’intelligenza artificiale.

Li ha invitati a nutrire la propria esistenza «con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo.  Nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con Lui! Con Lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti!».

Ha poi fatto giungere loro l’abbraccio della Chiesa e l’affetto di Francesco: «Avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi».

Quella del Giubileo è stata una trasferta organizzata con grande attenzione dal Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile che, in una nota, a conclusione dei tre giorni che hanno messo in luce il potenziale e la forza delle nuove generazioni, ha sottolineato come:

«Resta nel cuore una certezza ancora più forte: i ragazzi non hanno bisogno di spettacoli perfetti, ma di presenze vere.
Hanno sete di sguardi che li riconoscano, mani che li rialzino, adulti che non si tirino indietro quando la strada si fa in salita.
Accompagnare non è guidare dall’alto, ma camminare accanto.
È fare silenzio quando serve, parlare con coraggio quando è giusto.
È credere in loro anche quando loro non ci riescono.
Accompagnare significa porre la tua fiducia nelle loro mani, educare alla bellezza sui passi del Vangelo.
Questa è la missione del Servizio per la Pastorale Giovanile.
I nostri ragazzi ci guardano. E forse non ce lo diranno mai, ma hanno bisogno di noi. Non perfetti, ma presenti».

Domenico Marcella