Cu ’a cazzimma e cu ’a speranza: la tenacia che resiste, la speranza che apre strade

È stata un’esperienza autentica, di quelle che lasciano il segno. Un cammino formativo, umano e spirituale, che ha preso il via da un semplice “sì” pronunciato con coraggio, anche in solitudine, senza conoscere nessuno. Un “sì” che si è rivelato un ponte verso incontri veri, relazioni nuove e profonde, e una crescita personale difficile da raccontare a parole.

Il titolo della formazione, “Cu ’a cazzimma e cu ’a speranza”, organizzato da Caritas, ha rappresentato non solo uno slogan, ma un faro: una sintesi perfetta della forza e del senso di questa esperienza. Due parole forti, radicate nella terra e nello spirito del Sud, che raccontano una tensione continua tra la determinazione concreta e la fiducia visionaria. La cazzimma, quella forza ruvida che serve per rialzarsi, per resistere, per non arrendersi. La speranza, invece, è lo sguardo che sa andare oltre l’immediato, che vede una luce anche nei vicoli più stretti, che crede nel cambiamento possibile.

Ad arricchire profondamente questa esperienza, sono state le testimonianze ascoltate: vere, toccanti, trasformative. Come quella di Don Mimmo Battaglia, la cui presenza ha lasciato una traccia profonda. Le sue parole hanno scosso le coscienze, riempito i cuori, acceso pensieri.
“Siete protagonisti o rimorchiati?” – ci ha chiesto con forza. Una domanda semplice, ma potente, che ci ha costretti a guardarci dentro e riflettere sul nostro ruolo nella vita e nella società. Don Mimmo ha portato la sua esperienza di “comunità di strada”, con storie vere che sanno di riscatto, dolore e rinascita. Storie che gridano: “Non ho paura. Io lotterò. La vita è bellissima e ne vale la pena viverla”.
E una frase, tra le tante, è rimasta incisa nel cuore: “Tu sei il tuo sogno”.

Tra i momenti più intensi, sicuramente la visita a Nisida, un luogo che profuma di umanità e riscatto. Lì, tra le parole degli educatori, del direttore, abbiamo respirato una speranza viva e concreta. Abbiamo ascoltato storie di ragazzi che, proprio lì, scoprono di avere talento, valore, sogni.
Come ha detto qualcuno: “Qui i ragazzi scoprono cosa sanno fare. Qui trovano qualcuno che, fuori, non ha scavato con loro. Qui trovano nuove opportunità”.
A Nisida ho lasciato un pezzetto di cuore: per la cazzimma e la speranza che ho ritrovato negli sguardi e nelle parole di chi ogni giorno sceglie di credere nella possibilità di rinascere.

Le testimonianze dei due ragazzi che hanno condiviso il loro sogno mi hanno colpito profondamente. Parlare con loro ha lasciato un segno dentro di me. Mi hanno fatto pensare ai tanti incontri che vivo nella mia città, quando parlo con i ragazzi di Catanzaro: anche lì, spesso, basta solo uno sguardo vero, un po’ di fiducia, per far emergere sogni nascosti, talenti in attesa, desideri autentici. E questa cosa mi piace. È il segno che, nonostante tutto, i giovani hanno ancora voglia di raccontarsi, di fidarsi, di credere nel futuro.

Le serate di fraternità, con musica e parole, hanno dato respiro e verità all’intera esperienza. L’incontro con i giovani di Pozzuoli, coetanei che si mettono in gioco per creare progetti concreti, è stato ispirante. Ci hanno mostrato quanto sia importante agire, costruire insieme, non restare fermi. La comunità non si fa da sola: si costruisce passo dopo passo, insieme.

Indimenticabile anche la visita al Rione Sanità, luogo di bellezza e coraggio. Un quartiere che non ha scelto la fuga, ma la resistenza. Che ha deciso di restare per dare valore a ciò che esiste, anche nelle difficoltà.
La testimonianza della Cooperativa “La Paranza” e della cooperativa “La Sorte”, vissuta dal vivo nelle catacombe, è stata un esempio concreto di come si possa “fare insieme”. L’incontro con don Luigi, don Antonio e uno dei ragazzi della cooperativa ci ha trasmesso il valore del camminare insieme: vivere insieme, accompagnare insieme, guardarsi negli occhi.
Lì abbiamo sentito forte il desiderio di ascolto, il valore delle relazioni vere, il senso di appartenenza a una comunità che non lascia indietro nessuno.

Sono stati giorni di immersione nella realtà, ma anche di sguardo profondo, capace di vedere semi di futuro là dove spesso si percepiscono solo difficoltà. Questa esperienza ci ha insegnato che la bellezza salverà il mondo, ma non una bellezza fine a se stessa. Una bellezza fatta di relazioni, di cura, di sogni condivisi.

A voi miei coetanei voglio dire: Coltivate la vostra cazzimma, quella forza interiore che vi spinge a non arrendervi, anche quando tutto sembra difficile. Ma custodite la speranza, perché è lei che illumina il cammino e vi ricorda che non siete soli.
In un mondo che spesso confonde forza con durezza e speranza con illusione, noi possiamo essere testimoni di una forza che costruisce e di una speranza che apre strade.

Francesca Puleo