Giubileo delle Famiglie: un ponte d’amore e speranza nel Carcere di Catanzaro

Le famiglie riunite con i detenuti in un'iniziativa commovente
Le famiglie riunite con i detenuti in un'iniziativa commovente

Lacrime di gioia, abbracci a lungo attesi e sorrisi carichi di speranza hanno riempito l’aria del carcere di Catanzaro ieri, in occasione del “Giubileo delle Famiglie, un’iniziativa speciale dedicata a rafforzare i legami familiari tra i detenuti e i loro cari.

L’evento, proposto dalla commissione del Giubileo relativo al mondo carcere è stata proposta da Suor Nicoletta volontaria e Don Antonio Schicchitano cappellano del Carcere di Catanzaro, con la partecipazione dell’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare e alcune volontaria che in carcere operano, ha trasformato per un giorno le mura della casa circondariale in un luogo di condivisione e rinnovamento. L’ambiente è stato preparato precedentemente  trasformando la sala dei colloqui in un salone delle feste con cuori colorati, addobbi ai vetri e sulle pareti frasi di benvenuto che ricordavano il tema dell’incontro. 

L’iniziativa, che ha coinvolto una decina di detenuti e le rispettive famiglie, inclusi i loro bambini, è iniziata con un momento di accoglienza carico di emozione.

Successivamente, padri e figli si sono seduti fianco a fianco in un laboratorio creativo. Su tavoli ricoperti di fogli colorati, tempere e ritagli, si è consumata una magia unica: padri, abituati alla dura routine, si sono trasformati in complici entusiasti dei loro figli, guidando le piccole mani, suggerendo colori e riscoprendo la gioia di una creatività condivisa.

Ogni pennellata, ogni ritaglio, è un frammento di tempo rubato alla reclusione, un’opportunità per riaffermare il proprio ruolo genitoriale. Questi piccoli “tesori” artigianali non sono stati solo oggetti, ma manifestazioni concrete di affetto, simboli di un legame che la distanza e le sbarre non possono spezzare. Ogni creazione, una volta completata, si è mostrata con orgoglio è regalata alle mamme, un piccolo capolavoro di collaborazione e amore da custodire gelosamente.

Contemporaneamente, in un altro spazio appositamente adibito e in un clima di profonda distensione, le mogli dei detenuti si sono riunite. Lontano dalle ansie e dalle preoccupazioni quotidiane trovando un momento prezioso per aprirsi e condividere le loro esperienze. Affiancate da alcuni volontari e con la presenza di Suor Nicoletta, hanno potuto parlare liberamente delle difficoltà che affrontano ogni giorno: il peso del giudizio sociale, le sfide economiche, la gestione della famiglia in assenza del padre, e l’impatto emotivo di una situazione così complessa. Questo momento di confronto e reciproco supporto, ha permesso alle mogli di sentirsi comprese e accolte e anche meno sole.

Il Giubileo delle Famiglie ha raggiunto il suo apice con un momento di riunione collettiva che ha coinvolto tutti i partecipanti: detenuti, familiari e volontari. Si sono proposte alcune parole chiave tratte dal testo “La Cura” dei Negramaro, un brano scelto per la sua profonda carica emotiva e il suo messaggio universale di cura e resilienza. “Come un’àncora,” “non è la fine,” “la vita che vuoi,” queste e altre espressioni hanno risuonato nella sala, invitando ciascuno a guardare la propria situazione con occhi nuovi.

Le famiglie, molte delle quali attraversano momenti di grande prova, sono state spinte a riflettere su come anche loro, a modo loro, siano “famiglie che affrontano difficoltà”, ma come sia fondamentale non perdere mai la speranza. Il messaggio è stato chiaro e potente. Molti si sono commossi, sentendo proprie quelle parole, trovando in esse una nuova forza per affrontare le sfide quotidiane e per credere nella ricostruzione.

A coronamento di una giornata così intensa e ricca di emozioni, il Giubileo delle Famiglie si è concluso con un momento di convivialità. Tutti i partecipanti – detenuti, mogli, figli e volontari – si sono riuniti in un’area verde all’aperto all’interno del carcere, trasformata per l’occasione in un piccolo angolo di serenità. Qui, si è allestita una merenda generosa, preparata con amore dalle famiglie dei volontari.

È stato un momento prezioso in cui le barriere sono cadute completamente: padri e figlie mogli hanno potuto condividere e scherzare liberamente, i volontari hanno potuto interagire con tutti, non più solo come organizzatori, ma come compagni di un’esperienza umana profonda. Le risate dei bambini che giocavano, il suono delle voci che si mescolavano liberamente, hanno riempito l’aria, lasciando un ricordo indelebile di una giornata in cui il carcere ha saputo aprirsi alla vita e all’amore, in un tempo interamente dedicato alle famiglie dei detenuti.

Il tutto si è vissuto in un clima di familiarità tra loro e noi volontari tutti partecipi dell’evento molto semplice e caldo che ci ha coinvolti  arricchendoci di un’esperienza molto particolare, lasciando dietro di sé una scia di sentimenti positivi che si sono espressi nel giorno successivo man mano capitava di incontrare qualcuno di loro. Gli occhi dei detenuti erano ancora pieni di emozione nel ricordare quanto avevamo vissuto il pomeriggio precedente.

Sicuramente questa è un’opportunità da proporre e vivere periodicamente. 

Tutto quanto abbiamo potuto proporre e vivere come esperienza positiva ha avuto un grosso supporto e accompagnamento da parte dell’area educativa, come pure da parte degli agenti della polizia penitenziaria che sono stati molto disponibili collaborando e facilitando la realizzazione dell’attività. Quindi grazie volontari, grazie educatrici, grazie polizia, si quando si crea sintonia le cose si realizzano alla grande.