Sono Francesco Pasquale Pilieci, presbitero dall’11 luglio 2020 della nostra amata diocesi. In questi tre anni di ministero ho svolto il mio servizio presso due comunità: Torre di Ruggiero e Squillace Lido. Il Signore ha benedetto questo tempo ricolmandolo di grazia. Ho avuto la possibilità di incontrare molte persone, di amministrare i sacramenti per il popolo che servo e soprattutto di crescere alla scuola del Divin Maestro.
L’esperienza più preziosa che ho fatto è nell’accogliere i pellegrini ai due santuari, Santa Maria delle Grazie in Torre di Ruggiero e Madonna del Ponte in Squillace. La ricchezza che passa in questi luoghi dedicati alla Beata Vergine Maria è singolare. Volti che molto probabilmente non incontrerai più, ma che arricchiscono umanamente. Quante lacrime scorrono lungo dei visi, quanta rabbia dinanzi all’impotenza della malattia, quanti occhi ricolmi di gioia nel condividere le meraviglie compiute dal Signore. Non conta quante volte rivedrai quella persona, ma l’intensità dell’incontro. Molte persone lasciano in noi un segno, ci arricchiscono, ci permettono di guardare con una nuova prospettiva la realtà e soprattutto abbiamo la possibilità di vedere come il Signore cammini e continua parlare ancora nell’oggi della storia.
La tentazione grande per un giovane sacerdote, almeno dalla mia esperienza, si nasconde nel pensare che essendo ministro del Signore gli altri siano per noi i prossimi, che a noi spetti la parte del Samaritano che fascia le piaghe degli altri. Ma non è solo così! Spesso incontriamo altri che si prendono cura delle nostre ferite, senza saperlo diventiamo noi i prossimi degli altri. Perché esiste solo un Buon Samaritano: il Signore! Egli si prende cura di tutti, noi siamo strumenti nelle sue mani. Per cui ogni uomo è prossimo e strumento del Buon Samaritano. Questa duplice dimensione permette un arricchimento. Nei due santuari presso i quali ho prestato servizio ho fatto questa esperienza: è vero dalle mie mani è scesa tanta grazia, ma allo stesso tempo il Signore mi ha usato molta misericordia rendendomi strumento della sua carità.
In questi tre anni di ministero sacerdotale ho imparato quanto sia necessario vivere immerso nella preghiera. Una preghiera non soltanto in raccoglimento, ma spesso anche nella confusione della quotidianità. Una preghiera legata al moto del cuore, perché senza di essa non può esistere una fede capace a dare. Se dentro di me non abitasse Dio, cosa potrei dare a chi mi incontra? Non si può dare ciò che non si ha. Dio si incontra facendo esperienza di Lui, vivendo orientati verso di Lui. E a noi sacerdoti è richiesto questo, essere strumenti, luoghi, dell’incontro con il Signore.
Se qualcuno mi chiedesse come sintetizzare questo mio cammino fino ad oggi, penso che lo farei racchiudendo il tutto nella felicità. Non contano gli insuccessi o gli ostacoli incontrati, ma piuttosto il bene e il bello che Dio sta costruendo attraverso il mio ministero.
Don Francesco Pasquale Pilieci