Il 18 ottobre 2025, Papa Leone XIV ha accolto i membri della Consulta Nazionale Antiusura in occasione del trentennale dell’organismo. Il suo discorso, profondo e vibrante, ha offerto una riflessione che va ben oltre il solo ambito religioso, toccando le corde più intime dell’etica economica e della giustizia sociale.
In un’epoca in cui le dinamiche finanziarie sembrano spesso disancorate dai valori umani, le parole del Pontefice risuonano come un monito e un invito urgente alla conversione del cuore e delle strutture economiche. Papa Leone XIV ha definito l’usura come un «peccato grave, a volte molto grave», capace di «rendere schiave le persone» e «logorare la mente e il cuore al punto da indurre a pensare al suicidio come unica via d’uscita».
Non si tratta soltanto di una pratica illegale o immorale: l’usura è una forma di violenza economica che si insinua nelle pieghe della fragilità umana, colpendo chi è già vulnerabile, comemalati, disoccupati, giocatori patologici. È una ferita che lacera il tessuto sociale e, come ha ricordato il Papa, può mettere in ginocchio interi popoli quando si manifesta in sistemi finanziari corrotti.
Questa denuncia non è nuova nella tradizione cristiana. Già i profeti biblici, come Isaia, condannavano l’usura come forma di sfruttamento dei poveri. Leone XIV si inserisce in questa linea profetica, riaffermando con forza che «quanto è lontano da Dio l’atteggiamento di chi schiaccia le persone fino a renderle schiave!».
Il discorso di Papa Prevost si intreccia con i principi fondamentali dell’etica economica, disciplina che si interroga sul senso morale delle scelte economiche. In un’economia globalizzata, dove il profitto tende a prevalere sulla persona, l’etica economica richiama alla responsabilità, alla solidarietà e alla giustizia. L’usura, in questo contesto, rappresenta l’antitesi dell’etica: è il trionfo dell’avidità sul bisogno, del calcolo sul cuore.
La Dottrina Sociale della Chiesa, in particolare, offre una cornice teorica solida per comprendere e contrastare l’usura. Documenti come la Rerum Novarum di Leone XIII, la Quadragesimo Anno di Pio XI, e più recentemente la Caritas in Veritate di Benedetto XVI, insistono sul primato della persona umana rispetto al capitale. L’economia, secondo questa visione, deve essere al servizio dell’uomo, non viceversa.
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa afferma chiaramente che «l’attività economica deve essere condotta secondo metodi e regole morali» (n. 331), e che «l’usura è una forma di sfruttamento che contraddice la giustizia e la carità» (n. 341). In questo senso, l’etica economica non è un accessorio, ma una necessità strutturale per costruire un’economia giusta.
Nel contesto attuale, l’IA sta trasformando radicalmente il panorama economico. Algoritmi sempre più sofisticati gestiscono flussi finanziari, analizzano dati di consumo, ottimizzano investimenti e persino decidono l’accesso al credito. Se da un lato queste tecnologie promettono efficienza e innovazione, dall’altro pongono interrogativi etici cruciali.
Il rischio è che l’IA, se guidata esclusivamente da logiche di profitto, possa accentuare le disuguaglianze, automatizzare l’esclusione e rendere invisibili le fragilità umane. Sistemi di scoringcreditizio basati su dati personali possono replicare pregiudizi e penalizzare chi è già ai margini. In questo senso, l’usura può assumere nuove forme digitali, meno visibili ma altrettanto oppressive.
La Dottrina Sociale della Chiesa ci invita a vigilare affinché la tecnologia sia al servizio della persona. Come afferma la Laudato Si’, «la tecnica non deve dominare l’uomo, ma essere da lui guidata» (n. 112). L’IA, se integrata con un’etica della cura e della giustizia, può diventare uno strumento potente per prevenire l’usura, promuovere l’inclusione finanziaria e sostenere chi è in difficoltà.
Leone XIV ha sottolineato il valore della «gratuità» come fondamento della nostra umanità. In un mondo dominato dalla logica del dare per avere, la gratuità è rivoluzionaria: è il gesto che rompe la catena del debito, che restituisce dignità a chi è stato schiacciato. L’etica economica, allora, non può prescindere da una visione relazionale dell’economia, dove il denaro non sia strumento di dominio, ma mezzo di servizio.
Il discorso di Papa Leone XIV ci invita a ripensare l’economia come spazio di relazione e di speranza. L’usura, con la sua logica perversa, ci mostra cosa accade quando il denaro diventa fine e non mezzo. Ma l’etica economica ci ricorda che esiste un’altra via: quella della giustizia, della solidarietà, della gratuità.
In un tempo segnato da crisi, disuguaglianze e trasformazioni tecnologiche, queste parole sono un faro. Non si tratta solo di combattere l’usura come reato, ma di estirparla come mentalità. Solo così potremo costruire un’economia che non schiaccia, ma solleva; che non divide, ma unisce; che non impoverisce, ma libera.
Nicola Rotundo