Con la chiusura formale del cammino sinodale si apre un tempo nuovo per la Chiesa in Italia, un tempo che ci chiede di essere uomini e donne di speranza, capaci di abitare la complessità del presente senza smarrire la fiducia. Questi anni, difficili ma colmi di umanità, ci hanno aiutato a riscoprire la bellezza di un popolo che cammina insieme, ispirato da persone che abitano un processo e non cercano risposte immediate, ma desiderano discernere la voce dello Spirito.
Un popolo che cammina insieme
Il Sinodo ci ha riconosciuti come popolo in cammino, chiamato a interrogarsi su come la Chiesa possa essere davvero sinodale e missionaria. Abbiamo imparato ad ascoltarci, a integrare pensieri diversi, a ricollocare le nostre comunità nella missione di ogni cristiano, scongiurando il rischio di ripiegarci su noi stessi.
L’abbandono fiducioso allo Spirito
Papa Francesco ci aveva invitato a partire senza sapere dove saremmo arrivati. Ed è proprio in questo abbandono fiducioso che abbiamo sperimentato la forza dello Spirito. La seconda assemblea non è stata un passo indietro, ma un rinvio coraggioso, nel quale abbiamo saputo leggere la voce di Dio che guida la Chiesa nei tempi opportuni.
La profezia di un popolo corresponsabile
Abbiamo riscoperto che la profezia appartiene all’intero popolo di Dio, e che ciascuno è chiamato a dare il proprio contributo per la costruzione del Corpo di Cristo. Molti laici hanno assunto la corresponsabilità del discernimento, comprendendo che il cammino sinodale non è solo un metodo ecclesiale, ma una profezia per la vita sociale e civile, capace di ravvivare la concordia anche tra quanti operano nella politica e nell’impegno sociale.
Camminare insieme nello Spirito
Il Sinodo si celebra dando spazio a Cristo Risorto, che chiama il suo popolo a camminare insieme. È stato un percorso che ha coinvolto migliaia di persone e che, al termine, ci fa sentire — come la comunità di Antiochia — di poter dire: “È parso bene allo Spirito Santo e a noi”.
Un “noi” ecclesiale che custodisce l’unità
Le conclusioni non erano scritte in anticipo: le abbiamo costruite insieme, lasciandoci guidare dallo Spirito e da un “noi” ecclesiale che protegge la Chiesa dal rischio dell’individualismo. Questo “noi” è il segno di un popolo che, pur nella diversità, cammina con passione, difendendo la Chiesa dai pericoli del formalismo, dell’intellettualismo e dell’immobilismo.
Lo stile sinodale come via di rinnovamento
Il cammino delle Chiese in Italia, come ricordava Papa Leone XIV, non può prescindere da una visione antropologica, capace di custodire la dignità di ogni persona. Lo stile sinodale è fatto di preghiera, di ascolto e di silenzio: atteggiamenti che accompagnano il discernimento e ci rendono più vicini al Vangelo.
Ripartire con coraggio e fiducia
Ora è compito dei pastori assumere tutto questo e ripartire con nuovo slancio, affinché lo stile sinodale continui a plasmare la vita della Chiesa anche dopo la fine formale del percorso.
Guardiamo al domani con serenità e non temiamo scelte coraggiose. Siamo chiamati a portare il Vangelo con passione, certi che Dio è più grande delle nostre mediocrità e che, se ci lasciamo attirare da Lui, potremo continuare a essere testimoni credibili di speranza e di comunione.
Francesco Costa