Sono passati tanti anni da quando il compianto, e mai dimenticato, don Franco Maida, arciprete della Parrocchia “San Nicola Vescovo” in San Floro (CZ), ebbe la felice intuizione di dare inizio ad una particolare funzione religiosa, da celebrarsi giorno diciotto di ogni mese dell’anno, per onorare il Santo Protettore San Floro.
La manifestazione religiosa è in sé semplice ed essenziale, quasi francescana: si celebra la Santa Messa con la solenne esposizione delle sacre reliquie insigni del Santo, custodite nell’artistica “teca avambraccio” donata nel settecento alla parrocchia dal duca Caracciolo.
La presentazione dei pani
All’offertorio si presentano i pani, che vengono poi benedetti e distribuiti ai fedeli presenti, i quali li ricevono nel momento in cui, con fede e devozione, si inchinano per il bacio della reliquia tenuta in mano dal celebrante. All’atto di ricevere il pane benedetto, lo si bacia, come segno di devozione verso il Santo Patrono, e lo si porta a casa, dove verrà condiviso fra tutti in famiglia, facendo il segno della Croce.
Negli anni non si è mai verificato che un sol diciotto del mese sia mancata tale offerta. Le famiglie si prenotano per tale impegno e, ad oggi, le prenotazioni vanno oltre il duemilaventiquattro.
Perché il diciotto di ogni mese?
Ma perché il diciotto? Perché in tale data, ad agosto, si svolgono i solenni festeggiamenti annuali dedicati al Santo martire Floro. In epoca delle lotte iconoclaste durante l’impero bizantino, intorno alla metà del secolo VIII, i monaci basiliani portarono tale culto.
Fin qui la cronaca, ma cerchiamo di guardare dentro per poter capire e approfondire quella che è l’essenza che l’offerta del pane racchiude in sé.
La devozione
Diventa necessario parlare del rapporto particolare ed unico che c’è tra ogni sanflorese ed il Patrono. La devozione che lega il popolo al suo Santo è autentica, antica, profonda e sentita. Se hai avuto la sorte di nascere in questo paese, che dal Patrono prende il nome – San Floro –, hai ricevuto un dono particolare: quando i tuoi occhi hanno incrociato per la prima volta quelli del Santo hai sentito il suo sguardo come vivo posarsi su di te, hai capito che Floro stava diventando per te un fratello, un amico fidato, un secondo padre; stava succedendo un fatto “straordinario” e nel contempo “normale”. Il tuo Santo ti ha inculcato la fede in Dio, un po’ di quella fede che egli stesso ha dimostrato all’Eterno offrendo il sacrificio della propria vita con il martirio.
Il documento notarile del 1764
Sembra poesia, ma, invece, è semplice realtà, notificata con un documento notarile autentico che nell’anno millesettecentosessantaquattro il notaio del luogo, Angelo Vincenzo Caccavari, ha vergato di proprio pugno per legittimare e testimoniare l’intervento taumaturgico di San Floro che ha liberato dalla peste la popolazione colpita.
Per ogni prima domenica di maggio il segretario comunale legge, nella pubblica piazza, l’atto notarile, detto testamento, per ricordare il patto di fede che impegna i cittadini sanfloresi “in futurum et in perpetuum” nella devozione verso il Santo Floro. Con ginocchia piegate i fedeli ascoltano la lettura del testamento e portano in testa la corona di spine.
I sanfloresi disseminati per le contrade del mondo, periodicamente, quando possono, ritornano e si portano, con commozione, in chiesa; si pongono con trasporto dinanzi alla statua e cercano di incrociare, ancora una volta, quello sguardo che hanno visto posarsi su ognuno di loro tanti anni fa.
Il pane di San Floro diventa, dunque, segno tangibile, per il diciotto di ogni mese dell’anno, di questo legame filiale tra sanfloresi ed il loro Santo Patrono.
Floro Varano