Andrea Riccardi: “Stiamo accettando di perdere la pace”

Foto di Andrea Riccardi al Convengo del 15 aprile 2024 su: "Democrazia: il coraggio dell'agire comune"

Intervenendo a Catanzaro al convegno voluto da monsignor Maniago e organizzato dall’Ufficio Diocesano per i Problemi Sociali e il Lavoro in preparazione alla prossima “Settimana Sociale dei Cattolici in Italia”, Andrea Riccardi ha dedicato un passaggio del suo intervento al tema della guerra: “Abbiamo archiviato il tema della pace dal nostro orizzonte ideale; la ricerca della pace sembra diventata l’eccezione, un’utopia di anime belle”.

Riccardi, nel fare riferimento alle frequenti critiche rivolte a Papa Francesco per i suoi continui inviti alla pace, ha ricordato che quello del Pontefice è un monito che si inserisce nella Tradizione della Chiesa e nel Magistero dei Pontefici, “basta ricordare Benedetto XV che definì “inutile strage” la guerra che dal 1914 sconvolgeva l’Europa”.

“La Chiesa di fronte alla guerra – ha aggiunto lo storico – fa la parte della madre, della donna, con la prospettiva ben chiara della visione del bene comune internazionale che è la visione della pace e che noi abbiamo archiviato. Oggi la guerra si è eternizzata, come si vede in Ucraina e in Israele e il pensiero pacificatore che è stato il patrimonio comune del nostro Paese sembra essersi smarrito. Io sento tra la nostra gente un orrore verso la guerra, ma c’è la necessità di una visione di pace da parte dei governi, nonché la promozione di politiche di pace”.

“Senza democrazia non ci sono percorsi di pace – ha chiosato Riccardi – e il problema è promuovere azioni di pace, un qualcosa che riguarda i governi che hanno lasciato nel dimenticatoio il ruolo dei cittadini”.

“La lotta contro la guerra – ha ricordato Riccardi – è anche una lotta fatta di preghiera che si rivolge al Signore della storia che se ne ride dei potenti: il Papa sta interpretando con dignità un ruolo molto importante e rappresenta una voce dissonante verso la gran parte dei leader europei, incapaci di interpretare lo spirito dell’Europa”.

“La distanza da una pace possibile – ha ricordato ancora il fondatore della Comunità di Sant’Egidio – obbliga ancor di più ad ascoltare e prendere sul serio le voci che anelano o chiedono la fine della guerra in Ucraina. E sono voci anche di persone che hanno lasciato il loro paese e vivono da profughi accanto a noi. I drammi della guerra si scaricano, seppur in modo parziale, sui vicini o sul resto del mondo, basti pensare all’epocale problema dell’accoglienza dei profughi”.

“Le guerre cominciano e non finiscono – ha concluso Riccardi – e lo si vede ovunque dallo Yemen al Sudan. La Siria è entrata nel suo tredicesimo anno di guerra. Ci vuole una moratoria: bandire la guerra! È una necessità imposta dalla storia. Lo ha affermato con chiarezza anche papa Francesco: «È l’ora di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’umanità prima che sia la guerra a cancellare l’umanità”.