Giovedì Santo «Cena del Signore»

Il Vangelo ci testimonia che la vita di Gesù ha avuto il suo culmine e la sua pienezza con un viaggio verso Gerusalemme, dove sono avvenuti i fatti più importanti che hanno concluso la vita terrena di Gesù e hanno aperto davvero una pagina nuova per la storia dell’umanità, nel progetto di Dio di una salvezza per tutti. 

Questo cammino e questi avvenimenti sono quelli che Gesù propone ai suoi discepoli: “Anche voi venite dietro a me”.  E noi tutti gli anni, con la Quaresima e con il Triduo Pasquale, viviamo questa sequela così impegnativa, ma anche così importante, proprio mettendo i nostri passi su quelli di Gesù. 

La Quaresima si è conclusa e siamo al Giovedì Santo. In una celebrazione, che si chiama “Messa in Coena Domini”, noi già entriamo in questo Triduo che, in qualche modo, è per noi un gustare il senso più profondo della Pasqua, quindi della nostra fede. Il gesto più importante che ci dice di questa celebrazione qual è il significato è senz’altro la lavanda dei piedi, l’annuncio del Vangelo, che poi si traduce in un gesto concreto, ma dovremmo in questo giorno concentrarci soprattutto sul gesto con cui il sacerdote spezzerà l’ostia.

È proprio in quel gesto che i primi cristiani hanno riconosciuto il valore della Messa, che non è altro che la riproposizione continua del mistero della Pasqua, che tutti, dappertutto, possono vivere come mistero della propria salvezza.

E allora ecco il nostro impegno per questo Giovedì Santo: concentriamoci, celebrando l’Eucarestia, proprio su quello spezzare il pane e tratteniamoci alla fine della celebrazione in un’adorazione sempre di quel pane spezzato, che per noi è il segno sacramentale, la presenza in mezzo a noi, di quella Pasqua che è passaggio davvero dalla morte alla vita.