Celebriamo oggi la seconda domenica di Pasqua, denominata anche della “Divina Misericordia”: la Chiesa per la seconda volta celebra lo stesso mistero della Risurrezione di Gesù e per tutte le domeniche di Pasqua sarà sempre così. Non si può parlare della Pasqua usando i verbi al passato, ma al presente perché Pasqua è adesso, ora, oggi.
Nel brano del Vangelo che la liturgia ci ha proposto, San Giovanni ci ha raccontato come sono andate le cose nel gruppo dei discepoli. Lo choc della condanna, della passione e della morte, lascia il posto ad un annuncio anch’esso sconvolgente: “il Crocifisso è Risorto”.
Gesù stesso viene incontro alla fatica di credere dei discepoli e si fa avanti mostrando loro le mani e il costato e nello stesso tempo dona loro lo Spirito perché siano liberati da ogni paura che li paralizza. Non si può credere nel Risorto se non lo si è incontrato, se non si è ricevuto il dono dello Spirito. Tommaso non era là e per questo i suoi dubbi rimangono: vuole vedere e toccare. E chi di noi non ha mai provato il suo stesso bisogno?
La fede non è un pacifico possesso, un’acquisizione tranquilla una volta per sempre. La fede del cristiano cresce e si approfondisce lentamente e gradatamente mediante l’incontro costante con il Risorto mediato dalla Scrittura e dalla comunità ecclesiale entro cui il Signore Gesù si fa vedere, ascoltare e toccare. L’incontro con il Risorto genera la fede, sostiene la speranza e anima la carità.
È l’incontro che cambia la vita: apre i nostri occhi, scalda il nostro cuore, dona gioia e pace nella nostra esistenza; genera misericordia e riconciliazione e una capacità nuova di perdono; ci rende autenticamente testimoni del Risorto diventando segno, proprio come la Chiesa di Gerusalemme, di fraternità, di condivisione e di accoglienza.
Una luce che ognuno è chiamato a portare là dove si trova, dove soffre e gioisce.
II Domenica di Pasqua: “Dalla paura alla gioia, dal dubbio alla fede”
Celebriamo oggi la seconda domenica di Pasqua, denominata anche della “Divina Misericordia”: la Chiesa per la seconda volta celebra lo stesso mistero della Risurrezione di Gesù e per tutte le domeniche di Pasqua sarà sempre così. Non si può parlare della Pasqua usando i verbi al passato, ma al presente perché Pasqua è adesso, ora, oggi.
Nel brano del Vangelo che la liturgia ci ha proposto, San Giovanni ci ha raccontato come sono andate le cose nel gruppo dei discepoli. Lo choc della condanna, della passione e della morte, lascia il posto ad un annuncio anch’esso sconvolgente: “il Crocifisso è Risorto”.
Gesù stesso viene incontro alla fatica di credere dei discepoli e si fa avanti mostrando loro le mani e il costato e nello stesso tempo dona loro lo Spirito perché siano liberati da ogni paura che li paralizza. Non si può credere nel Risorto se non lo si è incontrato, se non si è ricevuto il dono dello Spirito. Tommaso non era là e per questo i suoi dubbi rimangono: vuole vedere e toccare. E chi di noi non ha mai provato il suo stesso bisogno?
La fede non è un pacifico possesso, un’acquisizione tranquilla una volta per sempre. La fede del cristiano cresce e si approfondisce lentamente e gradatamente mediante l’incontro costante con il Risorto mediato dalla Scrittura e dalla comunità ecclesiale entro cui il Signore Gesù si fa vedere, ascoltare e toccare. L’incontro con il Risorto genera la fede, sostiene la speranza e anima la carità.
È l’incontro che cambia la vita: apre i nostri occhi, scalda il nostro cuore, dona gioia e pace nella nostra esistenza; genera misericordia e riconciliazione e una capacità nuova di perdono; ci rende autenticamente testimoni del Risorto diventando segno, proprio come la Chiesa di Gerusalemme, di fraternità, di condivisione e di accoglienza.
Una luce che ognuno è chiamato a portare là dove si trova, dove soffre e gioisce.
Don Francescantonio De Gori
Vicario foraneo di Squillace
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