In tre giorni, Papa Leone XIV ha offerto una vera “Summa” sull’educazione cristiana: tre discorsi, tre destinatari – studenti, università, educatori – un unico respiro spirituale. Agli studenti ha donato la speranza del cuore, alle università la libertà della mente, agli educatori la carità che trasmette la verità.
Agli studenti ha detto: “Verso l’alto”. È l’appello che Dante avrebbe chiamato “il disio del cuore” – quel desiderio che spinge l’uomo a cercare la luce dopo le ombre, come nel cammino dall’Inferno al Paradiso. Anche l’educazione, per Leone XIV, è un’ascesa interiore: non un accumulo di saperi, ma un cammino verso il cielo.
Alle università il Papa ha ricordato che il sapere, per essere vero, deve condurre “la mente verso Dio”, come un itinerarium mentis in Deum. E agli educatori ha affidato il cuore della pedagogia cristiana: «Il vero Maestro sta dentro». L’educazione non è trasmissione di nozioni, ma incontro tra persone, illuminato dallo Spirito.
Leone XIV ha indicato quattro parole-chiave: interiorità, unità, amore e gioia. L’interiorità come risposta al vuoto digitale; l’unità come comunione ecclesiale; l’amore come forma del sapere; la gioia come frutto della verità condivisa.
Non servono nuove metodologie, ma un nuovo cuore. “Svalutare i formatori – ammonisce il Papa – significa ipotecare il futuro”. Solo una civiltà che riscopre i suoi maestri può tornare a sperare.
E, come nel verso di Dante, anche l’educazione diventa un cammino pasquale dell’intelligenza e dell’anima:
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Mario Arcuri