C’è un limite che non va oltrepassato

limite che non va oltrepassato. Articolo di don Nicola Rotundo del 12 aprile 2024

Sebbene il Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, su sollecitazione dell’Associazione Italiana Telespettatori (ma anche di tante altre singole persone), sia intervenuto per bloccare lo spot pubblicitario della nota marca di patatine andato in onda in questi giorni, rimane ancora forte il nostro disappunto per come il marketing sconsiderato e l’ideologia del profitto, non conoscano un limite.

Sappiamo dalla Scrittura che il Signore nostro Dio rivela a Giobbe che lui ha posto un limite anche al mare, un limite che esso non può attraversare: Gb 38,8-11. Anche nel Nuovo Testamento Gesù dice a scribi e farisei che c’è un limite da non oltrepassare, perché da esso non c’è ritorno. Questo limite oltrepassato è il peccato contro lo Spirito Santo: Mt 12,31-23. 

È sufficiente ricordare solo questi due dati scritturistici, perché oggi nel mondo occidentale, in tutto il mondo occidentale, regna il pessimo malcostume di oltraggiare, deridere, usare i misteri della nostra santissima fede a scopi commerciali. 

Nei tempi addietro si ridicolizzava il mistero del Paradiso per una nota marca di caffè, per non parlare poi dell’uso del mondo religioso: suore, presbiteri, vescovi, papi; tutto per veicolare messaggi dal sapore sacrilego, dal gusto squisitamente ateo e miscredente. E fin qui: Transeat. 

Quando poi si giunge a ridicolizzare la Santissima Eucaristia per veicolare un messaggio pubblicitario e ad esso vengono associate delle finte suore, allora diciamo: Basta!

Non si può offendere il mistero più augusto della fede cristiana. Se poi questa offesa è direttamente voluta non tanto ai fini del prodotto pubblicizzato, ma per ridicolizzare in modo diretto la nostra Santissima Eucaristia, allora diciamo a questi signori che essi non solo ridicolizzano il mistero che è il cuore della nostra fede. Essi vanno ben oltre. Offendono con ferita mortale tutti quei cristiani che credono in questo mistero e che sanno che esso è quel Corpo trafitto sulla croce dato a noi per avere la vita eterna. 

E per questo noi diciamo che ci sono limiti che vanno rispettati. C’è un’etica che va osservata. C’è una fede che non può essere derisa e oltraggiata.

Noi ci sentiamo oltremodo offesi da queste “pubblicità” blasfeme elaborate con intelligenza diabolica con il solo fine non tanto di vendere un prodotto, ma soprattutto con il fine di calpestare la nostra fede. 

Noi ci ricordiamo che tempo addietro tutto l’inferno si è scatenato contro una “pubblicità” che in qualche modo alludeva alla possibilità di una riconciliazione tra un uomo e una donna separati. Nessuno ha alzato un dito in difesa della bambina che ha il diritto naturale di vivere con un padre e con un madre che abitano sotto lo stesso tetto, che si amano, perché essi si possa nutrire e crescere con l’amore ordinato del padre e della madre. 

Ma ormai – nel tempo dell’Intelligenza Artificiale – è questa la nostra società occidentale: una società artificiale, con vita artificiale, con diritti artificiali, con decisioni artificiali, con famiglie artificiali, con figlie con padre senza madre, con figli con madre senza il padre, con uomo e donna senza figli, dove tutto il reale, sia soprannaturale che naturale, sia divino che umano, deve scomparire. 

Noi ci chiediamo quale futuro possa avere questa società artificiale, nella quale giorno dopo giorno si abolisce il vero sacro e il vero soprannaturale, il vero divino e il vero umano. Una società che supera i limiti del male non ha futuro. Non ha futuro perché manca del vero fondamento sul quale edificare e innalzare ogni vera relazione tra gli uomini. 

Costruire le relazioni sulle leggi umane, sulla volontà dell’uomo, è un fondamento fragile, assai fragile. Al primo urto non regge. Ecco perché è giunto il momento di dire basta a questi oltraggi, dileggi, bestemmie e dissacrazioni della nostra fede. Quando si calpestano le coscienze si è sempre oltre il limite del male. 

Per questo urge che si innalzi un grido unitario tra tutti gli offesi per gridare. Basta! 

Don Nicola Rotundo