Famiglia, culla della speranza e laboratorio di fraternità. Riscoprire il cuore della Dottrina Sociale della Chiesa

Nell’udienza del 24 ottobre 2025, rivolta a docenti e studenti del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, Papa Leone XIV ha toccato corde profonde e attualissime, richiamando la Chiesa tutta ad un rinnovato impegno nel promuovere e difendere la famiglia. Non come un’astrazione ideale o una costruzione culturale del passato, ma come cellula viva, fragile e potente insieme, della società e della Chiesa.

“Siamo chiamati a sostenere, difendere e promuovere la famiglia, anzitutto mediante uno stile di vita coerente col Vangelo”: questa affermazione del Santo Padre è la chiave per comprendere come la famiglia non sia un “tema” tra gli altri, ma un luogo teologico, un vero e proprio “santuario domestico”, dove l’annuncio cristiano prende corpo nei gesti quotidiani, nei sacrifici silenziosi, nella tenerezza che consola e nella fatica che edifica.

In un tempo spesso dominato dall’efficienza, dalla rapidità e da una certa anestesia spirituale, il Papa ha invitato a ripensare il legame tra famiglia e Dottrina Sociale della Chiesa, inserendolo non come elemento marginale, ma come capitolo imprescindibile dell’insegnamento sociale cristiano.
Perché? Perché nella famiglia si apprendono le prime forme di giustizia, di solidarietà, di rispetto reciproco; lì si sperimenta il senso autentico della libertà, non come affermazione dell’io, ma come dono di sé.

La famiglia è laboratorio di fraternità: non solo perché unisce in legami di sangue, ma perché insegna a vivere il Vangelo della prossimità. È nel cuore della famiglia che si imparano le parole decisive della vita: “grazie”, “perdono”, “permesso”, come amava dire Papa Francesco. Ed è lì che si radica il senso della giustizia sociale, non in un astratto bilanciamento dei diritti, ma nella concretezza di uno sguardo che sa accogliere, aspettare, comprendere.

Con particolare intensità, Papa Leone XIV ha posto l’accento sulla necessità di politiche e azioni pastorali a sostegno delle madri in difficoltà, e più in generale di quelle famiglie che vivono il peso dell’insicurezza economica, della precarietà lavorativa, dell’isolamento sociale.
“La maternità e la paternità, così custodite, non sono pesi, ma speranze”: questo è un messaggio forte e profetico, soprattutto in una società che guarda spesso al generare come ad un problema e non come ad un dono.

La nostra pastorale, allora, è chiamata ad una vicinanza evangelica: non giudicante, non frettolosa, ma paziente e attenta alle ferite, capace di camminare con chi ha perso l’orientamento, di piangere con chi piange e di gioire con chi ritrova la strada dell’amore.

Il Pontefice ha ricordato che l’annuncio del Vangelo non è mai neutro: trasforma le vite e, dunque, trasforma la società. Per questo, non può esserci autentica evangelizzazione senza un’azione concreta a favore delle famiglie.
Ciò implica scelte pastorali coraggiose, che non si limitino ad offrire servizi, ma che rigenerino lo spirito comunitario, che restituiscano tempo alla relazione, che offrano occasioni di formazione integrale, spirituale ed educativa.

In un’epoca che tende ad individualizzare i percorsi, è urgente riscoprire la famiglia come luogo di Chiesa, come piccola comunità evangelizzatrice. I nonni che trasmettono la fede ai nipoti, i genitori che pregano con i figli, le famiglie che si fanno carico delle povertà altrui: tutto questo è Dottrina Sociale vissuta, è Vangelo incarnato.

Una parte toccante dell’intervento papale riguarda i giovani e il matrimonio. Anche quando essi scelgono strade lontane dall’insegnamento ecclesiale, dice Papa Leone XIV, il Signore non smette di bussare al loro cuore.
Queste parole vanno custodite con delicatezza: ci invitano a non smettere mai di credere nella libertà dell’uomo e nella forza della grazia.

I giovani oggi vivono spesso una sete autentica di spiritualità, di verità, di relazioni vere. Ma questa sete deve incontrare un annuncio che non sia rigido o autoreferenziale, bensì radicato nella preghiera, capace di parlare al cuore e di aprire spazi di dialogo e di speranza.

Nel messaggio del Santo Padre si intrecciano teologia e pastoralità, dottrina e profezia, ascolto e azione. La famiglia non è solo oggetto di tutela, ma soggetto attivo dell’evangelizzazione e della costruzione sociale.

Come francescano e come teologo, sento di poter dire che in ogni famiglia che ama, soffre, perdona, accoglie, il Vangelo è già all’opera. E lì, nel silenzio di una cucina al tramonto, in una carezza tra coniugi stanchi, in una mamma che consola il figlio, abita Dio.

Per questo, come comunità cristiana, non possiamo limitarci a parlare “della” famiglia, ma dobbiamo parlare con le famiglie, camminare insieme a loro, scoprendo in esse non solo un tesoro da custodire, ma una sorgente da cui ripartire per rinnovare la società e la Chiesa.

Diacono Vittorio Politano