La loggia delle benedizioni, utilizzata per la prima volta in occasione della benedizione dell’Ascensione il 13 maggio 1611, è utilizzata in occasione delle solennità del Natale e della Pasqua, dalla quale il Papa impartisce la benedizione Urbi et Orbi (rivolta non soltanto alla città di Roma, Urbi, di cui il papa è Vescovo, ma a tutto il mondo cattolico, Orbi). Questo luogo riveste grande importanza, in quanto dopo la conclusione del conclave, il primo cardinale diacono proclama il nome del nuovo Pontefice.
Il pontificato di Papa Francesco: tra saluti e significati
Il pontificato di Papa Francesco ha nella loggia delle benedizioni il suo spazio emblematico,dove ha avuto il suo inizio e la sua fine. Se con le parole «Fratelli e sorelle, buonasera!» si presentava al mondo il neo pontefice “venuto dalla fine del mondo”, l’espressione «Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!» segna le sue ultime parole proferite pubblicamente.
Il saluto come cornice del pontificato
Il saluto è quindi una “cornice” entro la quale si possono racchiudere i 12 anni di Jorge Mario Bergoglio da Papa. Del resto, significative furono proprio le parole del Papa argentino quando il 13 maggio 2015, durante l’udienza generale, ricordò quanto sia fondamentale dire nelle attività quotidiane «permesso», «grazie», «scusa».
Parole che il Pontefice non intendeva come “semplice” buona educazione, ma come lo stile dei buoni rapporti debba essere saldamente radicato nell’amore del bene e nel rispetto dell’altro: mettere l’uomo al centro, contro il rischio di ogni riduzionismo antropologico.
L’inizio del pontificato di Papa Leone XIV
Da quella stessa loggia delle benedizioni in cui Jorge Mario Bergoglio ha dato avvio e compimento al suo ministero petrino, è iniziato il pontificato di Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV, il quale ha esordito con un saluto particolarmente incisivo: «La pace sia con tutti voi!». Un saluto non solo per il contingente tempo pasquale, ma piuttosto un chiaro indirizzo del suo pontificato dove punto centrale è Cristo e il Vangelo.
Una centralità così ben delineata anche domenica 11 maggio, quando – sempre dalla loggia delle benedizioni – ha espresso la gioia di pregare «per le vocazioni, specialmente per quelle al sacerdozio e alla vita religiosa», con un’ulteriore chiosa in cui ha chiesto di invocare «pastori “secondo il suo cuore” (cfr Ger 3,15)».
In questi primi giorni di pontificato, si sta percependo che Leone XIV ha ben presente che la Chiesa di oggi necessita di Cristo, ma deve anche relazionarsi con le grandi sfide della modernità, comprese quelle relative allo sviluppo delle tecnologie come l’Intelligenza Artificiale. Tale sviluppo, è bisognoso di essere supportato dall’etica che proviene dal Vangelo e che mette al centro la dignità dell’uomo.
Un appello alla responsabilità condivisa
Il Papa ha già numerose volte citato questi temi: all’indomani dell’elezione nella sua prima omelia; nel secondo giorno del pontificato, all’incontro con il Collegio Cardinalizio. Ancora una volta ha ripreso il tema all’Incontro con i Rappresentanti dei Media convenuti a Roma per il Conclave, quando ha espressamente detto: «E guardando all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria. Penso, in particolare, all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso, che richiede, però, responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità. E questa responsabilità riguarda tutti, in proporzione all’età e ai ruoli sociali».
Nicola Rotundo